EDUCARE AL PENSIERO COMPLESSO

Pensare è un'attività naturale, ma deve essere vista anche comeun'abilità che può essere sviluppata. Esistono forme più o meno ”efficienti di pensare e ciò è certo perché esistono specifici criteri che ci permettono di distinguere fra un pensiero abile e un pensiero non allenato.
M. Lipman

Curiosità, interesse e ricerca sono solo alcune delle caratteristiche che fin dai primi anni di vita pongono l’uomo in relazione al mondo che lo circonda. L’idea di educare al pensiero complesso si colloca al’interno di un preciso panorama scolastico, ricco di proposte dai tempi veloci e pieni in cui l’educatore, impegnato a tenere il ritmo delle “cose da fare” tende a perdere di vista le domande di senso che il bambino pone. A volte l’adulto è propenso a eludere la domanda fornendo risposte semplicistiche pensando che l’interlocutore sia “troppo piccolo”, i “grandi” forse per paura, faticano a mostrare i propri limiti ammettendo di non sapere; dimenticando però che il dubbio e la ricerca sono profondamente educativi. Il bambino proprio come il filosofo dialoga con il mondo indagandolo, è per questa ragione che la filosofia trova spazio nella scuola, non intesa come ora di insegnamento della teoria Platonica bensì pensata come luogo dove i bambini, accompagnati da un adulto, si impegnano a porre domande, a strutturarle e a svilupparle per cocostruire saperi. Partendo da questi presupposti è interessante ripensare al tempo-insegnamento come luogo di una comunità di ricerca ponendo particolare attenzione alle dimensioni critico – affettive – creative e relazionali che formano il pensiero complesso dell’individuo determinandone l’identità.

LA PHILOSOPHY FOR CHILDREN

L' ARTE DI PENSARE
Cos’è la Philosphy for Children?

La Philosophy for Children è un progetto educativo nato negli Stati Uniti intorno agli anni ’70 ad opera di Matthew Lipman, docente di logica e filosofia. Essa si regge sul modello metodologico della comunità di ricerca, ed è dedicata ai bambini a partire dai 4 anni sino all’età adolescenziale. L’idea iniziale è quella della comunità di ricerca, in cui ogni partecipante può calarsi nei panni del ricercatore-filosofo per indagare, confrontandosi con i compagni, un tema oggetto di riflessione, mediante la moderazione di Un filosofo-facilitatore. Il fine è quello di smuovere al pensiero critico e autonomo le giovani menti, lottando contro il pregiudizio e favorendo la vita comunitaria, fondata – per essere democraticamente funzionale – sul rispetto del pensiero altrui, sulla capacità di ascolto e sul senso di responsabilità delle proprie assunzioni autonome di pensiero.

PERCHE' FARE FILOSOFIA A SCUOLA

IL TEMPO DELLA RELAZIONE
"Non esiste un'unica risposta a questa domanda, la scelta di fare filosofia nel senso Socratico che questo assume cioè come messa in discussione di certezze, come continuo interrogarsi non può essere tematizzata in una ricetta. La scelta di fare filosofia prende vita nel momento in cui ci si pone una prima domanda che apre nuovi spazi di riflessione e sviluppo che danno il via al cambiamento. Incontro, domanda, partecipazione, confronto e argomentazione sono questi alcuni dei cardini entro i quali la comunità di ricerca agisce."

"La levata, il tram, le quattro ore di ufficio o di officina, la colazione, il tram, le quattro ore di lavoro, la cena, il sonno e lo svolgersi del lunedì martedì mercoledì giovedì venerdì e sabato sullo stesso ritmo … questo cammino viene seguito senza difficoltà la maggior parte del tempo. Soltanto, un giorno, sorge il “perché” e tutto comincia in una stanchezza colorata di stupore. “Comincia”, questo è importante. La stanchezza sta al termine degli atti di una vita automatica, ma inaugura al tempo stesso il movimento della coscienza, la stessa che provoca il seguito, che consiste nel ritorno incosciente alla catena o nel risveglio definitivo."

Albert Camus, Il mito di Sisifo

Nella nostra visione di scuola ogni bambino è “unico”, ogni bambino è un dono di fronte al
quale ogni adulto deve inchinarsi per rispettare la sua unicità.

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